Si può parlare di editoria scolastica senza parlare di libri? Sì, se si parla di competenze trasversali per valorizzare le relazioni scolastiche con studenti, famiglie e personale scolastico. Infatti, per questo appuntamento de “L’editoria scolastica e non solo raccontata da chi la fa”, approfondiamo il lavoro dei e delle insegnanti con Alberto de Panfilis, coach strategico e formatore specializzato nella cura delle Relazioni Scolastiche.
Chi è Alberto de Panfilis
Alberto ha una laurea in Economia presso la “Bocconi” di Milano e una in Psicologia Sociale, del Lavoro e delle Organizzazioni. Si è formato col prof. Giorgio Nardone ed è coach strategico e Direttore Didattico della Scuola di Coaching Strategico-Esperienziale di FYM e della Scuola di Coaching Scolastico di MetaDidattica. Dal 2008 tiene corsi di formazione dedicati alla cura delle Relazioni Scolastiche in tutta Italia; sperimenta e condivide le sue proposte con migliaia di insegnanti e si definisce “Letteralmente innamorato delle persone”.
Come è nata questa passione per la formazione in ambito scolastico?
Il 2008 è stato l’anno in cui mi sono avvicinato per la prima volta al mio primo e attuale lavoro e stavo approfondendo le competenze trasversali, le cosiddette soft skills. Ma la mia intenzione era di applicare il coaching ad altri contesti, quindi propormi ad aziende e privati. Le scuole non le stavo ancora considerando. Poi mia madre, insegnante in pensione di matematica e scienze, mi disse: “ma perché queste proposte questi strumenti non li porti anche nella scuola?”. E io all’inizio ho snobbato questa proposta che però, probabilmente, mi ha lasciato un semino in testa. Così, dopo un annetto, ho iniziato a capire quanto potesse essere utile portare certi tipi di stimoli, strategie e ragionamenti anche nella scuola. E da lì poi è nato l’amore.
Perché gli Insegnanti sono in contatto continuo e costante con interlocutori di ogni tipo: i ragazzi, le famiglie, i colleghi. Tutte relazioni scolastiche che una persona non sceglie, ma che si ritrova e deve portare avanti e curare anche con senso del dovere. Quindi avere qualche spunto può risultare utile.
Lavori anche con le aziende, ma hai fondato MetaDidattica. In cosa consiste e che risorse offre a chi insegna?
Sì, i nostri interlocutori sono sempre e comunque gli e le insegnanti di vari ordini di scuola. La nostra missione è proprio quella di condividere degli strumenti con loro per gestire meglio e vivere meglio le relazioni scolastiche con i colleghi e con i ragazzi sia come gruppo classe che come singoli studenti e studentesse che potrebbero avere bisogno di un supporto particolare, di un’attenzione in più. Perché il cosiddetto team working è una gatta da pelare ovunque, in qualsiasi organizzazione e quindi anche nelle scuole, dove comunque ci sono anche tanti valori che sono interpellati, tanta passione, tanta fatica. In alcuni casi è necessario, secondo me, trovare la quadra con i propri colleghi. Poi ci sono le famiglie degli studenti che sono un interlocutore non sempre disponibile o semplice e quindi, ovviamente, noi ci proponiamo soprattutto di dare supporto laddove le relazioni non funzionano già in modo fluido. Quindi quando ci sono delle complessità che subentrano può essere utile fare qualcosa e noi lo facciamo proponendo sia corsi di formazione che anche supporto individuale proprio con un servizio di coaching scolastico dedicato.
Chi è e cosa fa l’insegnante strategico e quali competenze deve avere?
Quando si usa il termine strategico si presuppone che ci sia un obiettivo che in questo caso è quello di riuscire a essere efficaci, quindi raggiungere risultati che si si vogliono ottenere. Possono essere risultati sia didattici, ma anche relazionali e personali in termini di soddisfazione o di partecipazione a un percorso educativo che è prezioso. L’obiettivo è importante però, a volte, viene appannato da tante beghe da risolvere. Quindi strategico vuol dire ripeto che c’è un obiettivo, si dovrebbe in qualche modo essere efficaci, efficienti. Quindi l’efficienza ha a che fare con quanto impegniamo ad arrivare a quei risultati. Lo sforzo che facciamo è quello di cercare di tradurre in maniera potabile. Quindi usciamo dal linguaggio psicologico e cerchiamo di andare molto nel pratico per mettere a disposizione le pratiche da sperimentare. Perché poi non è detto che tutto funzioni in modo matematico.
Cioè vuol dire che le persone che interagiscono con noi dovrebbero quanto meno di allora, diciamo l’ideale sarebbe che stiano anche meglio dopo aver interagito con noi, ma almeno che non stiano peggio. Questo lo diciamo perché a volte, in nome dell’efficacia e dell’efficienza, si ha anche un approccio, un po’ brutale, un po’ diretto e non sempre questo paga.
Come un navigatore satellitare
Il navigatore è uno strumento tecnologico complesso, non scontato. Che cosa fa questo navigatore? In alcuni casi può portarti a destinazione e quindi essere necessario. Se io sono in un posto dove non mi so muovere, dove non conosco nessuno, dove magari non trovo neanche qualche passante a cui chiedere, probabilmente senza navigatore potrei proprio far fatica. In altri casi potrei muovermi anche senza, ma con il navigatore riesco a raggiungere prima e meglio la destinazione che ho impostato e quindi evito il traffico e ottimizzo i consumi. Poi In alcuni casi invece non serve e si può anche spegnere e lasciare spento. Dal mio punto di vista l’ insegnante strategico dovrebbe poter essere il navigatore dei propri interlocutori. Quindi i ragazzi, ma anche i colleghi, perché in alcuni casi magari si appoggiano anche a te perché hai un ruolo, oppure semplicemente perché sono in relazione e quindi collaborano con te su un progetto e poi le famiglie.
Le competenze dell’insegnante strategico
Problem solving
Se io devo portare da A a B qualcuno o anche me stesso e se voglio organizzare delle attività, magari c’è una parte che riguarda anche soltanto me e devo fare un percorso. Ecco, l’ottimizzazione del percorso ha a che fare con dei criteri, dei modi che posso usare per creare l’itinerario. Perché il navigatore non calcola a caso e per me quella è la competenza di problem solving, che non vuol dire quindi gestione dell’urgenza o della crisi o dell’imprevisto.
E in più, questo software in caso di problemi, è piuttosto pronto e reattivo nel ricalcolare la strada. Quindi non è un sistema rigido. Noi non diamo non è una lista di cose da fare per motivare la classe, oppure per gestire un consiglio di classe o per gestire bene il mio tempo, perché sto sempre affogato tra la correzione dei compiti e tutte le attività che mi sono richieste. E non esiste una ricetta sempre uguale perché dipende da dove parti e da quello che succede lungo il percorso: il metodo di calcolo è rigoroso, ma è flessibile.
Comunicazione strategica e persuasiva
Poi ci deve essere la comunicazione strategica perché il navigatore ti deve anche persuadere a seguire le sue indicazioni. Quindi non si può limitare a essere un ottimo calcolatore, ma deve in qualche modo comunicare con te in modo chiaro. Senza dubbio però a volte non basta la sola chiarezza, è necessario anche riuscire ad avere una comunicazione che noi definiamo persuasiva. Nell’esperienza di ciascuno di noi, anche personale ci siamo confrontati tantissime volte con quei casi in cui avevamo mandato dei messaggi molto chiari e che possiamo dire avevano fatto capire agli altri quali erano le nostre intenzioni, i nostri pensieri però tra capire e poi fare c’è di mezzo il mare no. Quindi siccome l’insegnante comunque ha la responsabilità di far fare cose a tanti, in primis gli studenti, ma non solo.
Poi dipende da che cosa gli si propone di fare, a volte serve cambiare punti di vista o mettersi un po’ in discussione. Quindi il calcolo, la comunicazione è importante anche la gestione di sé, del proprio stress.
Dinamiche del cambiamento
È importante anche conoscere le dinamiche che ci sono dietro il cambiamento e quindi sapere che le persone a cui io chiedo un cambiamento vivranno delle resistenze al cambiamento. Per questo, serve avere gli strumenti adeguati per sfruttare quelle stesse competenze e resistenze al cambiamento per facilitarlo.
Relazionali
E poi secondo me, in ultimo, ma non ultimo, una delle competenze necessarie dell’insegnante strategico è la capacità sia di far parte di un gruppo, ad esempio del gruppo classe del del team docenti, del gruppo scuola famiglia diciamo, se lo si immagina come fosse una squadra, diciamo così, e anche di far fare gruppo. Quindi promuovere attraverso delle attività, degli atteggiamenti, degli stimoli, la coesione, la collaborazione e quindi viene molto da pensare alla classe. Però anche, per esempio il consiglio di classe o il collegio docenti in maniera un pochino più ampia e caspita, anche lì il lavoro di squadra è fondamentale. Quindi sia saper far parte dei gruppi che saper stimolare i gruppi affinché o si formino o si amalgamino in maniera opportuna.
Come reagiscono gli insegnanti quando proponi i tuoi servizi formativi e che feedback hai avuto anche in questi anni?
All’inizio mi ricordo che fu difficilissimo perché io avevo ventitré anni, quindi non aveva grande senso perchè avevo spesso professionisti insegnanti che avevano più anni di esperienza sul campo della mia età anagrafica, quindi era abbastanza ostico riuscire ad avere credibilità. Però son contento di non aver ceduto alle prime difficoltà perché ricordo che non era semplice. Ricordo la sensazione che fosse difficile iniziare a proporre qualcosa, ma una volta dentro poi c’era grande interesse, entusiasmo e nel tempo credo sia maturato sicuramente il progetto sono maturato anche io proprio, diciamo conoscendo tanti insegnanti e crescendo proprio e adesso ho la percezione, non so se sia cambiata anche la scuola, questo non lo non lo riesco a dire.
che fa parte proprio dell’essere insegnante e come riscontri io vedo un sacco di di passione, di interesse, di voglia, di entusiasmo, di amore per la professione che ritrova anche eh ulteriore energia nell’avere a disposizione strumenti diversi rispetto a quelli a cui diciamo solitamente si è esposti e quindi io tutti gli insegnanti che poi ho conosciuto in aula, nelle scuole con i progetti che portiamo nelle scuole, oppure che incontro in aula oppure anche online. E sono sempre persone che vedo super curiose e generose nel condividere le loro esperienze di persone che non fanno solo un mestiere, ma mi sembra quasi che portino avanti proprio lo stendardo dei valori. E quindi è è è bellissimo e mi piace tantissimo anche quando nelle nostre attività vediamo insegnanti con altri professionisti perché la maggior parte dei nostri corsi sono eterogenei, quindi ci sono insegnanti, ma poi ci sono anche manager, persone che lavorano in azienda, imprenditori, studenti, in alcuni casi e quindi veramente professionisti di ogni tipo e lì c’è proprio ricchezza nel confronto e ed è bello anche quando molti degli altri professionisti si ricredono rispetto alla scuola interagendo con gli insegnanti che frequentano i nostri corsi. Cioè dicono: “cavoli, cavoli, quanto è tosto!”. Perché secondo me fuori non c’è la percezione per chi non frequenta la scuola e anche caspita, che professionalità.
Di cosa avrebbero bisogno la scuola e gli insegnanti?
Se io avessi un superpotere e potessi far accadere un miracolo subito premendo un pulsante, per me sarebbe dotare gli insegnanti di più cazzimma, non sono campano quindi non so neanche se è la parola giusta. Ma uso questo termine per intendere la necessità di essere più consapevoli, più convinti, cioè “tirarsela un po’ di più”, ecco! Che non vuol dire poi diventare arroganti o distaccati, cosa difficile per chi lavora tutti i giorni con i ragazzi. Non parlo di competenze tecniche sulla materia o didattiche o del bene che si fa che è già chiaro e, anzi, a volte rischia anche di sfociare nella retorica.
Secondo me potrebbe a cascata far accadere tante cose magiche.
In che modo collabori con le case editrici?
Io tanti anni fa, grazie ad un gruppo editoriale piuttosto importante, ho girato tantissime scuole e ricordo che in quel periodo si faceva tanta formazione sulla lim, sulla lavagna perché ovviamente le case editrici poi sviluppavano contenuti anche multimediali. Quindi c’era tutto il tema dello strumento e anche dell’uso di alcuni software che loro mettevano a disposizione gli insegnanti per avere già del materiale pronto. Quindi lì mi piacque molto lavorare nell’editoria. Mi piace cercare di far sposare la parte più tecnica, quindi sia privato dello strumento che dello strumento digitale e con l’interazione con la classe. Quindi banalmente anche come muoversi nell’aula, come gestire le relazioni nei momenti in cui si blocca qualcosa. In generale, penso che l’editoria scolastica sia un mondo affascinante perché è veramente ampio.
Attualmente collaboriamo con un altro gruppo editoriale che è ente accreditato MIUR che ha sposato un nostro progetto di scuola di coaching scolastico che si rivolge agli insegnanti che vogliono formarsi proprio come coach scolastici per proporlo come servizio formale e quindi, ma anche per portare nel proprio mestiere le competenze del coach scolastico, quindi in modo informale.