Biagio Goldstein Bolocan

L’evoluzione dell’editoria scolastica: intervista a Biagio Goldstein Bolocan

Questo è un altro appuntamento di Studio Ampa dedicato all’editoria scolastica, settore che continuiamo ad approfondire. Questa volta con Biagio Goldstein Bolocan, autore di libri e romanzi, già editor e autore di manuali scolastici e dal 2021 responsabile del neonato settore scolastica di Feltrinelli. In questa intervista ci racconta la sua esperienza e il suo punto di vista su diversi aspetti del settore. Buona video intervista!

Come hai iniziato a lavorare in editoria scolastica?

È successo casualmente, come molte delle cose importanti della vita. Mi sono laureato in Storia a metà degli anni ’90 a Milano. Una volta finiti gli studi, mi sono chiesto cosa potessi fare nella vita, dato che non mi sembrava di avere alcuna competenza particolare, o almeno così pensavo. Negli anni precedenti avevo lavorato come guida nei musei storici di Milano e mi piaceva scrivere. Quindi ho messo insieme queste due cose e mi sono chiesto: “Cosa posso fare?”. Come spesso capita, avevo un’amica che lavorava nell’editoria scolastica e mi ha consigliato di mandare un curriculum.

Fu l’unico curriculum che inviai nella mia vita. 

Eravamo negli anni ’90, in un’epoca diversa, e mi assunsero a tempo indeterminato in una casa editrice scolastica. È stata un’esperienza piuttosto brusca, il mio primo ingresso nel mondo del lavoro dipendente, ma lì ho iniziato e ho avuto la fortuna di incrociare, dopo poco tempo, Bruno Mondadori, una grande casa editrice scolastica dove ho fatto il mio tirocinio e ho imparato il mestiere.

C’è qualcosa che ti manca di quella prima esperienza?

Sì, mi manca molto. L’editoria scolastica ha subito un profondo processo di trasformazione negli ultimi anni, cambiando radicalmente il profilo del lavoro. Negli anni ’90 c’era un mercato scolastico ampio e variegato, con una grande diversità di titoli che arricchivano l’editoria scolastica italiana. Ogni casa editrice aveva il proprio stile e c’era ancora una dimensione artigianale nel lavoro editoriale, nonostante fosse un mondo già industrializzato. Oggi, invece, c’è stata una concentrazione industriale e una progressiva omologazione dei contenuti. Le case editrici sono più attente alle compatibilità economiche e meno alla sperimentazione e all’innovazione, e questo è qualcosa che rimpiango molto.

Quindi, c’è stato un livellamento nell’offerta editoriale?

Assolutamente sì. Tutti coloro con cui parlo, colleghi del settore, sentono questo cambiamento. Non è solo per mancanza di coraggio, ma perché i rischi legati agli investimenti riducono lo spazio per la sperimentazione. Negli anni ’90 si potevano proporre nuovi paradigmi e impostazioni didattiche che anticipavano le riforme politiche. Oggi, invece, c’è una tendenza all’omologazione. Tutti noi giochiamo con lo stesso mazzo di carte e spesso le disponiamo allo stesso modo. Prima, invece, i libri erano molto diversi tra loro. 

Eppure, nell’era digitale e interattiva ci si aspetterebbe maggiore varietà. Come si spiega questa apparente contraddizione?

È un paradosso reale. Abbiamo a disposizione molti più strumenti, ma c’è una carenza di contenuti. C’è un’attenzione spasmodica agli aspetti didattici e pedagogici, ma meno alla lingua e ai contenuti veicolati. L’editoria scolastica sembra focalizzarsi troppo sulla didattica e meno sui contenuti fondamentali che dovrebbero essere il centro del nostro lavoro.

Passiamo al tuo recente lavoro: cosa significa aprire e contribuire a fondare la sezione scolastica di una casa editrice storica come Feltrinelli?

È stata una sfida entusiasmante. Feltrinelli ha una grande dimensione simbolica e culturale, e sapevamo di avere una responsabilità importante. 

Costruire una casa editrice scolastica da zero
significa non solo fare libri, ma anche creare un ecosistema comunicativo, organizzativo e logistico. 

In tre anni abbiamo costruito un catalogo, ma c’è ancora molto da imparare e migliorare.

L’editoria scolastica è davvero un business?

Sì e no. Ovviamente è un business, poiché ci sono investimenti e profitti da considerare. Tuttavia, lavoriamo su una materia speciale che comporta una grande responsabilità etica, culturale e politica, perché formiamo le nuove generazioni. Il lavoro dietro ogni libro scolastico è immenso e coinvolge molte professionalità diverse.

Parlando della tua esperienza come autore, il tuo ultimo libro “La Bella Resistenza”, edito da Feltrinelli è destinato ai giovani. L’esperienza nell’editoria scolastica ti ha influenzato nella scrittura?

Sì, in un certo senso. Scrivere manuali scolastici richiede una scrittura molto trasparente e semplice, ma quando ho scritto “La Bella Resistenza” ho voluto raccontare e non spiegare, utilizzando un linguaggio più caldo e narrativo. 

Volevo liberarmi dalle regole della scrittura
manualistica e raccontare la storia con più emozione.

Quando vai nelle scuole a presentare il libro, cosa ti colpisce del mondo scolastico?

Incontro ragazze, ragazzi e insegnanti molto migliori di quanto spesso si pensa. Gli insegnanti sono bravissimi e i ragazzi, se stimolati nel modo giusto, sono curiosi e vitali. 

C’è una grande vitalità nella scuola, nonostante i luoghi comuni che parlano di una scuola in decadenza.

Guarda l’intervista a Biagio Goldstein Bolocan

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