Illustrazione creativa che rappresenta la Direzione editoriale: intervista ad Isabella Araldi

La direzione editoriale scolastica tra passione e responsabilità: intervista ad Isabella Araldi

Ripartiamo dalla progettazione e dalla coordinazione editoriale in compagnia di Isabella Araldi, direttrice editoriale del gruppo editoriale La Scuola che comprende i marchi La Scuola, SEI e il Capitello.  

Quali sono le principali responsabilità di una direttrice editoriale?

Una direttrice editoriale definisce la programmazione editoriale, cioè decide cosa pubblicare e quando. Oltre a questo, stabilisce le linee guida della produzione editoriale, delineando caratteristiche trasversali dei libri e dettagli specifici di ogni progetto. Un altro compito importante è trovare e coordinare autori, collaboratori, studi grafici, illustratori, voci per i podcast, volti per i video e tutto il team necessario alla realizzazione dei progetti. Oggi, il lavoro editoriale non è più solo cartaceo, ma include contenuti multimediali e digitali. Infine, è fondamentale avere uno sguardo attento ai budget, garantendo sostenibilità economica alla casa editrice, che è un’azienda a tutti gli effetti. Tutte queste attività vengono svolte in sinergia con i colleghi: il direttore commerciale, il marketing, la redazione e gli autori. 

È un lavoro di squadra, ma con precise responsabilità in capo al direttore editoriale.

Quanto la direzione si intreccia con la progettazione editoriale? E cosa significa progettare un contenuto editoriale per l’editoria scolastica?

Progettare un contenuto editoriale significa definire le caratteristiche distintive di un progetto, creando prodotti che si differenzino dagli altri sul mercato. Questo è fondamentale perché l’editoria scolastica è un settore molto competitivo e 

ogni casa editrice ha il compito di rendere facilmente riconoscibili i propri libri.

La progettazione deve tenere conto di vincoli normativi e didattici: le indicazioni nazionali, le linee guida ministeriali e le esigenze degli insegnanti, che pur nella loro libertà di insegnamento seguono consuetudini e strutture precise. Un altro aspetto cruciale è il rispetto delle regole economiche del settore, come il tetto di spesa per i libri scolastici o i prezzi imposti per la scuola primaria. All’interno di questi vincoli, dobbiamo dare a ogni progetto una fisionomia chiara e un’identità ben definita. La progettazione editoriale si traduce in scelte concrete:

  • La struttura dei contenuti (indice, livello di approfondimento, modalità di presentazione).
  • Il tipo di didattica proposta.
  • Il target di insegnanti a cui il progetto si rivolge (più tradizionali o più innovativi).
  • La veste grafica, che deve rendere il libro chiaro e immediato per insegnanti e studenti.

Infatti, a differenza dell’editoria di varia, i nostri clienti (gli e le insegnanti) non sono gli “utilizzatori finali” (gli studenti e le studentesse). Questo crea una doppia destinazione, che richiede particolare attenzione nella progettazione. E progettare un contenuto editoriale vuol dire anche decidere la forma dei contenuti digitali:

  • Sintesi in forma di mappa, audio o video.
  • Struttura delle schede e degli esercizi.
  • Tipologia di contenuti interattivi integrati.

Questo lavoro coinvolge costantemente gli autori, i redattori e il team commerciale, che ha un contatto diretto con gli insegnanti e raccoglie feedback utili per migliorare i nostri prodotti.

Che legame c’è tra il tuo lavoro e il mondo della scuola? Ti capita di confrontarti direttamente con gli insegnanti?

Assolutamente sì. Molti dei nostri autori e collaboratori sono insegnanti, quindi portano direttamente la loro esperienza in classe. Inoltre, abbiamo una rete commerciale molto attiva nelle scuole e una vasta rete di formatori, circa 400, che tengono corsi per docenti e istituti scolastici. Ci confrontiamo con gli insegnanti attraverso telefonate, focus group e interviste online, raccogliendo opinioni su ciò che funziona nei nostri libri e cosa potrebbe essere migliorato. Anche la redazione ha frequenti contatti con il mondo della scuola, sia tramite gli autori sia attraverso consulenti esterni che ci aiutano ad avere uno sguardo più ampio sulle diverse realtà scolastiche italiane.

Dopo 18 anni hai cambiato casa editrice. Come ha influito sul tuo lavoro? Hai notato differenze nei metodi di lavoro e nelle scelte editoriali?

Cambiare casa editrice è stato un cambiamento significativo, anche perché ho ampliato il mio raggio d’azione. Prima lavoravo in una casa editrice che non pubblicava testi per la scuola primaria, mentre ora mi occupo anche di questo segmento, compresa l’infanzia. Inoltre, mi occupavo principalmente di lingue, dizionari e testi umanistici, mentre oggi coordino anche progetti di ambito scientifico, grazie al supporto di redattori specializzati. Nonostante le differenze, il mondo della scuola è lo stesso, con regole fisse come il tetto di spesa, le indicazioni ministeriali e le scadenze editoriali. Maggio, per esempio, è sempre il mese cruciale per la scelta dei libri. Lavoravo in una casa editrice più grande, mentre ora faccio parte di un gruppo editoriale con due redazioni in città diverse (Torino e Brescia), il che rende il mio lavoro più dinamico e variegato.

Com’è nato e di cosa si occupa il Pen Club?

Il Pen Club è una sezione ricorrente dell’antologia La Compagnia dei Libri, nata dall’esperienza personale mia e della redattrice Rosalba Maestro nei gruppi di lettura. Abbiamo pensato di portare questa modalità di lettura condivisa in classe, trasformando la classe stessa in un gruppo di lettura. Oltre alla lettura in aula, il progetto continua online con incontri con gli autori, webinar, pubblicazioni e suggerimenti di lettura. Collaboriamo con l’editore Salani, che ci permette di attingere a un catalogo ricchissimo di titoli per ragazzi e ragazze. 

Scopri il Pen Club 

Se avessi un pulsante magico, cosa cambieresti dell’editoria scolastica?

Mi piacerebbe che ogni anno, a settembre, non si ripetesse il solito dibattito sui libri di testo troppo costosi e sulle case editrici che cambiano titoli per far spendere di più le famiglie. È una visione ingiusta e superficiale. Realizzare un libro scolastico richiede il lavoro di molte persone, e i costi di sviluppo, soprattutto per la parte digitale e multimediale, sono alti. 

L’editoria scolastica è fondamentale per l’educazione e meriterebbe maggiore riconoscimento.

Cosa ti appassiona di più del tuo lavoro?

Lavorare per la scuola mi dà grande soddisfazione, perché la scuola è un luogo di trasformazione e crescita, non solo individuale ma anche sociale. Mi piace cercare nuovi modi per insegnare e coinvolgere gli studenti, rendendo i contenuti accattivanti ed efficaci. 

Mi piace pensare che qualcuno conserverà i nostri libri con affetto, così come io ho conservato i miei libri scolastici.

Quali consigli daresti a chi vuole lavorare nell’editoria scolastica?

Il primo consiglio è conoscere bene la casa editrice a cui ci si propone: capire quali testi pubblica e quali no, studiare il suo catalogo. Chi vuole scrivere un libro di testo deve chiedersi: “Cosa posso offrire di nuovo e di originale?” Lo stesso vale per illustratori e grafici: è importante capire in che modo il proprio contributo possa arricchire i progetti editoriali.

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