Fa un po' caldo intervista agli autori del libro

Raccontare il riscaldamento globale con lo storytelling divulgativo

Intervista a Federico Grazzini e Sergio Rossi, autori di “Fa un po’ caldo. Breve storia del riscaldamento globale e dei suoi protagonisti”.

Cosa succede quando un testo divulgativo arriva sui banchi di scuola? Lo scopriamo con Federico Grazzini PhD in meteorologia, esperto di scienze dell’atmosfera e del clima e Sergio Rossi, laureato in fisica e scrittore. Insieme, sono anche autori di “Fa un po’ caldo. Breve storia del riscaldamento globale e dei suoi protagonisti”. 

Il libro non è un trattato scientifico, non è un saggio, non è un manuale, né un testo didattico, ma è un po’ di tutto questo assieme. 

Andiamo, quindi, oltre i testi scolastici, per esplorare il mondo della saggistica di settore dedicata anche a un pubblico di ragazzi e ragazze, da 0 a 99 anni. 

Buona videolettura!

Come è nata la vostra collaborazione e come avete scelto il tema del riscaldamento globale

Federico: Ci siamo conosciuti a cena da amici comuni raccontando cosa facevamo. Sergio ha raccontato il suo lavoro di divulgatore. Io me ne sono occupato nel mio piccolo. E da lì, abbiamo cominciato a pensare a come lavorare assieme su un libro comune. Ci siamo rincontrati poco tempo dopo quella cena e, in meno di un anno, il libro è stato pubblicato. 

A chi si rivolge il libro? 

Sergio: il target principale sono i ragazzi, ma è rivolto a tutti: da 0 a 99 anni. Soprattutto, perché i libri di divulgazione scientifica dedicati al tema sono molto difficili e mancano di una storia della scoperta del riscaldamento globale, importante per capire che si tratta di un argomento vecchio di 100 anni, che non è nato con Greta Thunberg, ma grazie al suo movimento giovanile è tornato alla ribalta. C’era stata una grossa opposizione da parte dei produttori di petrolio e di chi faceva uso di combustibili fossili in tutti i campi. Abbiamo quindi deciso di mettere tutte queste storie assieme e in fila, usando un tono amichevole. 

Il tono è simpatico, ma il testo è rigoroso nel riportare dati e bibliografia. Abbiamo cercato il miele con cui rendere meno amara la medicina, ma la medicina resta quella. 

Il progetto grafico curato da Andrea drBestia Cavallini è un elemento fortemente distintivo del volume. Come è nata questa identità grafica?  

Sergio: ci siamo affidati completamente a lui e accettato le sue proposte al 99%. Federico: Ci sono stati piccoli ritocchi ed è stato interessante capire cosa aveva colto di essenziale dal testo per proporre una identità grafica in grado di sostenere il testo.  

una pagina del libro “Fa un po’ caldo”

Nel testo usate in maniera flessibile e scorrevole metafore e aneddoti e sfatate fake news in maniera concreta. Come avete fatto ad ottenere un tono di voce così semplificato e accessibile

Federico: siamo partiti da una serie di notizie scientifiche anche seguendo l’attualità. Io mi sono dedicato al racconto di quello che stava succedendo anche dal punto di vista dei fenomeni meteorologici fuori dal comune. Sergio ha approfondito la questione storica e poi abbiamo unito il materiale armonizzandolo con un’unica modalità narrativa. È stata un’operazione molto naturale, con un’ottima integrazione da subito. C’è stato un lavoro di manutenzione e carpenteria, ma non stravolgimenti sostanziali. Sergio: nel libro accadono tante cose perché riportiamo quanto accaduto davvero nella realtà. Per questo abbiamo fatto una scaletta dei capitoli, poi siamo passati alla fase di montaggio e infine alla scrittura. Io mi sono sentito libero di usare un tono spiritoso nel quale Federico si è ritrovato. 

Mi sono anche divertito a costruire alcune parti come fossero dei gialli. Si può scrivere avendo il rigore dei dati, ma tenendo il lettore sulle spine. 

Avete avuto feedback o delle esperienze rispetto all’uso del libro a fini didattici?  

Sergio: Abbiamo fatto poche presentazioni nelle scuole, ma in ogni caso con ottimi feedback. La parte grafica è servita a non annoiare e ad assorbire i tanti dati presentati. Anche dagli adulti e dagli addetti ai lavori. Federico: il libro è uscito a settembre 2020, quindi siamo riusciti a fare una presentazione a Bologna e poi nel 2021 di nuovo diversi incontri online con ragazzi e ragazze delle scuole. Tra gli addetti ai lavori di chi si occupa di cambiamento climatico ci si è accorti che la scienza va bene, ma il problema grosso è la comunicazione. Come comunicarla in maniera efficace in modo che provochi un cambiamento, non solo curiosità o stupore. 

La scuola ha un ruolo importante, ma bisogna inserire la lettura in un processo più ampio nel quale, dopo lo studio, si passa all’azione. 

Avete mai pensato di creare o sostenere la creazione di un percorso didattico ispirato e associato al libro?

Sergio: si, anche se è più difficile programmare degli incontri. I ragazzi sono molto attratti, ne sanno poco perché è un tema molto complesso e vorrebbero saperne di più perché si rendono conto della vastità dell’argomento che è molto interdisciplinare. Quindi una lezione non basta. Federico: ci farebbe molto piacere collaborare con docenti o altri enti. 

Come aggiornereste oggi il libro se doveste fare una seconda edizione? 

Sergio: dovremmo ricominciare dal nuovo rapporto dell’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change – che è ancora più drammatico dei precedenti. Inoltre, c’è da considerare che se da un lato è aumentata la conoscenza a livello globale da parte dei ragazzi sulla problematica dei combustibili fossili, dall’altro siamo in ritardo sul ricorso all’energia sostenibile e, intanto, si ipotizza un ritorno al nucleare

Federico: l’accelerazione del cambiamento climatico è tale che ogni evento estremo è un’ottima storia per raccontarne le conseguenze con un nuovo racconto. Nel 2021 abbiamo avuto un record di temperatura europea in Sicilia, in ottobre un record di intensità di pioggia in val Bormida, oltre all’attuale siccità del Nord Italia. Tutti questi eventi messi assieme diventano interessanti da raccontare. 

Ci toccano tutti da vicino, infatti chi vive nella zona del Po’ deve fare i conti con la siccità del fiume che ha permesso i ritrovamenti di un cingolato della seconda guerra mondiale e di fondamenta di villaggi medievali che erano stati cancellati dalla piena del Po’. Ci sarebbero anche i cambiamenti a livello geopolitico che riguardano le terre rare. L’ultimo capitolo del libro potrebbe essere esteso anche perché la bibliografia in questi anni è cresciuta e potrebbe essere un libro a sé. 

State lavorando a qualcosa di nuovo

Federico: ancora no, ma cogliamo l’invito a fare un volume due “Il riscaldamento globale colpisce ancora”. Sergio: sarebbe anche divertente parlare di come funzionano le previsioni del tempo e la meteorologia. Cose comuni ma che non conosciamo. Gli argomenti sono tanti e sarebbe divertente esplorarli, oltre che aggiornare il testo attuale che intanto vi invitiamo a leggere.

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