Ritrovare il benessere a scuola con Anna Abbate e Chiara Celino

Ritrovare il benessere a scuola con Anna Abbate e Chiara Celino

In questo nuovo approfondimento di Studio Ampa, affrontiamo un tema che ci sta molto a cuore: il benessere della classe docente. Siamo uno studio editoriale ed entriamo a scuola indirettamente tramite i libri che progettiamo, per questo parliamo di questo tema perché il benessere degli insegnanti non deve essere un lusso, ma una condizione necessaria per costruire una scuola capace di far crescere studenti e comunità. Come ci hanno raccontato due professioniste del settore: Anna Abate e Chiara Celino. Trovi l’intervista video in fondo alla pagina. Buona lettura e buona visione!

Anna Abbate 

Esperta di benessere personale e scolastico, pedagogista clinico e formatrice. È specializzata nei processi di crescita individuale e nella creazione di spazi rigenerativi attraverso attività di team building e percorsi formativi rivolti in particolare agli insegnanti. Da molti anni conduce corsi di formazione per il personale scolastico, affrontando tematiche centrali quali la meditazione, la filosofia dello yoga, l’educazione alle emozioni e la didattica collaborativa. Propone inoltre percorsi legati al Piano Scuola 4.0 – agenda 2030 e alla genitorialità consapevole. Attualmente frequenta il Master in Contemplative Studies presso l’Università di Padova. È convinta che il wellbeing scolastico rappresenti un elemento fondamentale per costruire ambienti di apprendimento positivi e inclusivi, capaci di favorire la crescita della comunità educante. 

Chiara Celino 

Docente di scuola primaria, psicologa del lavoro e formatrice specializzata in didattica innovativa. Da oltre vent’anni vive la scuola a 360 gradi: come insegnante, come formatrice per docenti di ogni ordine e grado e come genitore di due ragazzi in età scolare. Animatore digitale e MIE Expert Microsoft, ha guidato migliaia di colleghi, soprattutto durante la pandemia, attraverso corsi e webinar sulla didattica a distanza. Convinta che il benessere degli insegnanti sia una condizione essenziale per una scuola inclusiva ed efficace, propone percorsi per riconoscere e gestire lo stress lavoro-correlato, con particolare attenzione alle dinamiche di gruppo e alla dimensione relazionale. La sua esperienza integra innovazione digitale, cura del benessere e passione educativa, con l’obiettivo di costruire comunità scolastiche più consapevoli e resilienti.

Anna, come hai scelto questo percorso? 

Il mio interesse per il benessere, per il wellbeing, è nato proprio mentre studiavo per diventare esperta nei processi formativi. In quel periodo ho potuto capire quanto sia trasformativo dare alle persone la possibilità di sviluppare le proprie life skills, cioè le competenze di vita che, unite alle capacità comunicative e relazionali, sono in grado di migliorare l’ambiente di lavoro. Quello che succede è che le persone diventano più motivate, più collaborative e l’ambiente è più funzionale allo sviluppo di nuove idee e di creatività.

Cosa è il wellbeing pedagogico?

Wellbeing significa “well”, cioè bene, con “being”, cioè essere, esistenza. Quindi 

stare bene ha un senso molto ampio perché include corpo, mente, emozioni e ambiente di vita.

Se sommiamo questo a pedagogico, si può dare rilevanza alla dimensione educativa e formativa della crescita della persona, dall’infanzia a tutta la vita. Concretamente, il termine wellbeing pedagogico ha due risvolti connessi. Da una parte sostenere i docenti nel riconoscere che il proprio benessere è attivabile con piccoli gesti, ad esempio progettando percorsi di formazione che non siano solo conoscenze legate alla materia, ma che promuovano lo sviluppo personale e professionale.

Dall’altra parte, è molto importante pensare la scuola come un luogo di crescita, un laboratorio dove sviluppare le competenze per la vita, dove studenti e insegnanti sono parte di un processo di continua evoluzione e innovazione che ha come focus la consapevolezza, la capacità di gestire le emozioni, di sviluppare l’intelligenza emotiva e il senso del bene comune.

Quali sono le difficoltà e i bisogni più frequenti degli insegnanti che ti contattano?  

Un bisogno comune degli insegnanti è sentirsi parte di una comunità.

Devo dire la verità: questo è molto particolare, perché ogni volta che entro in una scuola, e in tantissime scuole sono entrata in questi anni, io trovo tanta gioia, tanta voglia di fare, tanti progetti, tanta innovazione, tanto benessere che non viene raccontato. Parlare del benessere è una cosa nuova. Non siamo abituati: c’è bisogno di creare la cultura del benessere. Come noi ci sono altri professionisti e professioniste ed è una tematica che è importante che si diffonda.

C’è un caso specifico che ti ha colpito particolarmente e che possa far capire a chi non conosce quello che fai che tipo di impatto ha il tuo lavoro sui docenti?

I feedback sono tantissimi. C’è anche tanta ricerca scientifica: non c’è solo il mio lavoro, ma anche quello di tanti professionisti che ringrazio. Siamo tanti in tutto il mondo e c’è tanta ricerca sugli effetti di queste pratiche all’interno del mondo della scuola. Il feedback è che si può coltivare un giardino fatto di gentilezza, comunicazione e relazione, di tutti quegli ingredienti che fanno della scuola un luogo di benessere. Ogni volta che sono entrata nelle classi con i ragazzi mi hanno scritto lettere; ogni volta che sono stata a fare corsi con insegnanti, anche a distanza di tempo, mi hanno raggiunto, mi hanno scritto una mail dicendo: “Lo sa, dottoressa, che poi mi sono iscritta anche fuori dalla scuola a un corso, e ho continuato a coltivare quel giardino che lei aveva seminato?”. Questo è il dono più prezioso e la motivazione che ci spinge a portare avanti questa tematica.

Passiamo invece al lavoro di Chiara Celino, docente, psicologa del lavoro e formatrice di didattica innovativa. In che modo queste tre anime si intrecciano? 

Come formatrice, ho la grande opportunità di confrontarmi con docenti di tutta Italia che lavorano in scuole di ogni ordine e grado e questo come psicologa mi consente di analizzare le dinamiche e i bisogni profondi di chi lavora nella scuola anche in realtà molto diverse dalla mia. Sono una docente come tutti quelli che ho incontrato nei miei corsi di formazione: condivido le stesse sfide, le stesse passioni e, spesso, anche le stesse difficoltà. L’esperienza da formatrice completa la mia formazione come psicologa del lavoro, incentrata sulle dinamiche interpersonali. Un esempio di come queste anime si intreccino potrebbe essere un episodio avvenuto durante la mia formazione come docente, quando ero ancora precaria, un intervento formativo sulla sicurezza a scuola. In quell’occasione ci fu comunicato che il nostro istituto era scevro da stress, che stavamo benissimo… peccato che nessuno ce l’avesse chiesto. Nessuno era venuto a domandarci come stavamo, come ci sentivamo, come percepivamo il nostro lavoro e le difficoltà in classe. Da qui l’idea di dover fare qualcosa come psicologa: 

è impensabile che gli istituti non dedichino tempo e spazio per rilevare non solo dati oggettivi sullo stress lavoro-correlato

ma soprattutto la percezione che il personale della scuola ha rispetto al proprio lavoro. Come psicologa nei corsi, inizio a lavorare proprio dalla valutazione dei bisogni formativi reali della scuola e della situazione concreta. Non solo dati oggettivi come lettere di richiamo o visite mediche, ma il livello di stress percepito.

Secondo te cosa serve per rendere la scuola un luogo di benessere per chi studia, chi insegna e per tutto il personale?

È una domanda molto difficile a cui rispondere in poco tempo. 

Secondo me parte tutto dalla leadership, quindi da una dirigenza attenta a valorizzare e ad ascoltare il personale. 

La scuola è particolare: non abbiamo capi diretti, siamo molto autonomi nella gestione della didattica, ma se non c’è una leadership che dà peso al benessere, inteso non come esigenza individuale, ma come esigenza dell’intera comunità, si perde il senso di ciò che si fa. Serve una cultura organizzativa che riconosca il carico emotivo del lavoro educativo. Il benessere è una responsabilità condivisa, non è un fatto privato: è un indicatore della salute dell’intera comunità scolastica. Quindi servono attenzione, cura, empatia verso gli altri, non solo verso gli studenti, ma anche verso colleghi e personale.

A proposito di sinergie e collaborazione, veniamo al vostro progetto comune. In che modo i vostri percorsi si sono intrecciati?

Anna Abbate: Allora è stato un incontro particolare, non so se è mai capitato anche a voi: come un cerchio del tempo. Anch’io sono insegnante di scuola primaria e Io e Chiara ci siamo conosciute tanti anni fa, in una scuola. Eravamo giovanissime e già appassionate a questi temi. Poi ci siamo perse di vista, come capita nella vita, e ci siamo recentemente incontrate. Nel frattempo siamo cresciute con i nostri studi, con le nostre specializzazioni, e ci siamo guardate negli occhi e abbiamo detto: adesso è il tempo di agire. È il tempo di portare questo tema del benessere nelle scuole. Abbiamo colto al volo una bellissima occasione e saremo a Didacta il 22 – 24 Ottobre 2025 a Riva del Garda, in Trentino dove avremo l’occasione di fare un nostro intervento in collaborazione con C2 Group, una realtà consolidata nel mondo scolastico e si occupa anche molto del benessere a scuola, non solo di innovazione tecnologica, ma anche di temi come il bullismo e l’importanza dello sport.

Chiara Celino: Il fatto che C2 Group abbia accolto la nostra richiesta di collaborare su una tematica come quella del benessere vuol dire che qualcosa sta cambiando. Il fatto di avere la possibilità di uno spazio a Didacta, che è una delle fiere nazionali per i docenti di tutta Italia, ci fa ben sperare.

Quali sono le pratiche che offrite a chi vi contatta per rendere il benessere una risorsa organizzativa e non solo individuale?

Anna Abate e Chiara Celino: lavoriamo a più livelli. Il primo è quello della divulgazione, cioè della cultura del benessere, parola che non va usata perché “va di moda”. Per questo, noi la portiamo nella pratica quotidiana. Utilizziamo metodi di facilitazione come il World Café, che è proprio quello spazio di cui parlava Chiara prima, dove gli insegnanti possono riflettere insieme su una tematica della scuola. Si può fare un World Café proprio sul benessere: 

“Che cos’è il benessere per te? Come riconosci pratiche di benessere nella tua scuola? Cosa vorresti attivare nella tua scuola?”.

Poi cerchiamo di realizzare anche una mappa delle realtà vicine a quella scuola, perché andiamo a lavorare su un territorio che è anche nazionale, privilegiando ovviamente la regione in cui ci troviamo, il Veneto, ma andando anche a vedere quali sono i punti di riferimento perché la scuola possa continuare questo lavoro con le realtà che ha intorno. Proponiamo tante occasioni di crescita e strumenti come l’educazione al respiro e la mindfulness.

Anna, hai un consiglio per gli e le insegnanti che si sentono spenti e delusi dal contesto ma vogliono fare qualcosa?

Il consiglio è semplice: fare rete. 

Non isolatevi, non pensate “sono stanco, sono stanca non ho più energie, tanto non cambierà niente”. Questi pensieri ci portano via energie e ci allontanano dalla strada. Il cammino del wellbeing, del benessere, è già tracciato in tante scuole: dobbiamo solo farci conoscere, fare rete, creare la possibilità di vivere il benessere come ecosistema.

Se avessi un pulsante magico e potessi cambiare una cosa nel mondo della scuola, quale sarebbe?

Creerei un grande World Cafè di tutta Italia per deciderlo insieme. Perché credo che, finché continuiamo ad avere persone che entrano nel mondo della scuola e cambiano un pezzettino senza prima di tutto ascoltare, non andiamo da nessuna parte.


Ringraziamo Anna Abbate e Chiara Celino per aver condiviso la loro passione ed esperienza con noi e a te auguriamo buona video intervista!

L’immagine di copertina è di Luca Poli.

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