Roberta Favia teste fiorite intervista

Intervista a Roberta Favia, fondatrice di Teste Fiorite

Con “L’editoria scolastica e non solo raccontata da chi la fa”  approfondiamo tante tematiche editoriali, didattiche, artistiche. Questa volta restiamo con un piede un po’ fuori un po’ dentro la scuola con l’intervista a Roberta Favia, esperta e studiosa di letteratura che ha fondato il portale community Teste Fiorite dedicato alla letteratura per l’infanzia e l’adolescenza. 

Come spiegheresti il tuo lavoro ai bambini?

Devo dire che mi è più facile coi bambini e con le bambine che hanno un po’ più di inventiva e quindi quando do delle spiegazioni non proprio dettagliate, si fanno un’idea. Di solito dico che mi occupo dell’incontro tra le grandi storie di letteratura e i bambini e le bambine, le ragazze e i ragazzi. Mi pongo come mediatrice, a volte in maniera diretta quindi lavorando direttamente con i lettori finali e, più spesso, lavorando con gli adulti che poi propongono quei libri per bambini e bambine ragazze e ragazze per fargli arrivare la grande produzione di qualità. Una volta un bambino mi ha detto che non capiva cosa facevo e glielo ho spiegato proprio così. Poi gli ho chiesto: “Ma ti piace” e lui “ho sempre pensato di fare il portiere però questa cosa non è male”. 

Passione, perseveranza e pazienza sono tre parole che usi per raccontarti sul tuo sito. Come è nata questa passione per la letteratura giovanile e d’infanzia e come hai creato Teste fiorite? 

La passione è la parte forse più facile perché io mi occupo di letteratura da sempre, non ricordo un momento della mia vita neanche da bambina senza questa passione. Poi ho studiato, ho un dottorato un post dottorato in letteratura del ‘900 e filologia classica medievale. Sono una critica teorica uscita dall’accademia, così Teste Fiorite è nato dalla necessità di continuare a studiare e di mettere a disposizione quelle competenze in maniera più divulgativa e diretta. Poi ho scelto di rimanere nel Novecento e mi sono spostata dalla letteratura “per adulti” alla letteratura per l’infanzia che era un mio grande interesse. Il problema sono la perseveranza e la pazienza che sono quelle che ci vogliono per lavorare sul web perché adesso Teste Fiorite sta crescendo da anni, va molto bene, si è fatta le sue spalle, ma in 10 anni ho recensito oltre 9.000 libri. Ho fatto oltre 300 video: uno al giorno da 10 anni. Se devi stare dietro ai numeri non è in nessun modo appagante, anzi può essere frustrante. Per cui se non possiedi la necessaria perseveranza e pazienza, desisti all’inizio perché perdi solo tempo. Ci vogliono anni e anni e anni. Naturalmente quello che vince sono i contenuti, almeno spero, nel senso la differenza la fai quando i contenuti sono sensati. Io curo tutti i contenuti da sola e oggi Teste Fiorite è presente su YouTube, Instagram, LinkedIn, Facebook. 

Per esempio, sono presente anche su TikTok dove mi rivolgo direttamente ai ragazzi, ma sto ancora cercando la formula giusta per farlo bene. 

Dove arrivano i libri che recensisci e come li scegli? Collabori con case editrici?

I libri li scelgo io. Capita che qualche casa editrice e qualche autore mi mandi libri, ma sa che non c’è nessun tipo di accordo sul fatto che teste fiorite recensisca o in qualsiasi altro modo promuova questi libri. Infatti, se non ritengo che valga la pena lavorarci non ne parlo. La maggior parte li compro perchè è la mia etica professionale. Non sono legata a nessuno perché i libri li scelgo io e li scelgo sulla base di una professionalità legata all’ambito letterario per cui devono corrispondere non al mio gusto, ma a dei parametri tecnici:

  • la costruzione 
  • il ritmo 
  • la focalizzazione 
  • l’uso dell’illustrazione 
  • la grafica la sintassi 

Ti è capitato di selezionare autori e autrici totalmente indipendenti che si erano autoprodotti il libro? 

Ho scelto di non lavorare sulle autoproduzioni. Nella stragrande maggioranza dei casi non sono libri che raggiungono un livello qualitativo alto. E poi perché comunque credo molto nel lavoro editoriale: 

l’editore è lì per fare una cosa ovvero: per creare un libro come Dio comanda 

Quindi quando c’è l’autoproduzione a me le cose non tornano. E’ un pregiudizio che a me piace chiamare un “post giudizio” cioè un giudizio che è venuto a posteriori dopo aver valutato tanti libri di questa natura qui, quindi sull’esperienza.

C’è un libro, magari dall’infanzia, che ti è particolarmente caro?

Dovrei dirne troppi… se devo dire un libro senza il quale non mi muovo ogni giorno che faccio un corso è Quello stupido libro di Sergio Orsiere, edito da Topipittori perché per me è di per sé il significato della costruzione letteraria quindi mi aiuta sempre. E’ un libro che ho nel cuore perché un capolavoro, ma anche perché mi aiuta tanto. Se si riuscisse a vedere nel profondo quello che c’è lì dentro, io non farei più il mio mestiere, nel senso che non sarebbe necessario. 

Che feedback hai ricevuto in questi anni da parte degli insegnanti? 

Incontro tantissimi insegnanti, migliaia e migliaia, quindi per me l’occasione di incontrarli è sempre un privilegio perché imparo sempre anche nella relazione anche se loro hanno delle necessità che spesso si scontrano con le mie. Io non do risposte e non do cose preconfezionate, infatti, nella maggior parte dei casi, 

gli insegnanti cercano una risposta, mentre io do degli strumenti con cui trovare la risposta e la propria via didattica. 

C’è stato un editore che una volta mi ha chiesto: “crei un format con i nostri libri che i docenti possano applicare”. Ho detto no perché non esistono format applicabili. Quello che esiste per me è il fatto che io ho migliorato negli anni e spero di continuare a migliorare perchè mi metto sempre più in ascolto delle domande e e osservazioni fatte rispetto ai libri per capire che manca un determinato livello o che ho avuto un approccio troppo complesso o altri aspetti. Quindi cerco di modulare il linguaggio e la risposta comunicativa. Le esigenze della scuola non sempre corrispondono, banalmente, al tempo che devi dedicare alla lettura. Per cui le questioni sono il tempo e la reazione dei genitori. 

Io sto sempre dalla parte della letteratura e dei lettori per cui la questione della mancanza di tempo per leggere la devi risolvere la questione dei genitori la deve migliorare, se no non andiamo da nessuna parte. 

Nella tua ampia offerta formativa, ci sono dei corsi che sono più richiesti di altri da parte dei docenti? 

Per esempio i docenti della secondarie cominciano molto timidamente ad avvicinarsi, o almeno a concepire il mondo della letteratura illustrata, quindi il corso dell’albo illustrato è quello che va di più con le secondarie, ma perché penso vada a riempire un buco. E’ una cosa di cui si sa molto poco soprattutto alle secondarie perché non è tra le materie di studio di nessuna delle discipline che si insegna alle secondarie. Quando invece lavoro con altre fasce, i corsi su poesia e divulgazione vanno bene allo stesso modo. La narrativa la faccio molto meno, secondo me perché c’è meno la percezione di una necessità. Poi per capire che quello che abbiamo studiato non c’entra niente con quello che si può offrire ai bambini alle bambine e ragazze e le ragazze, serve un momento di consapevolezza interiore. Per questo, il corso sulla narrativa è più difficile da far percepire. 

Hai visto cambiare qualcosa in questi anni nel mondo dei libri per l’infanzia e l’adolescenza? 

Sì, secondo me è cambiato qualcosa in peggio. Se penso alla letteratura illustrata,

si è alzata molto la qualità delle illustrazioni alla quale però non corrisponde una levatura adeguata del testo. 

Narriamo molto poco e narriamo piuttosto male e i libri a tema si buttano sempre di più e si buttano anche nel senso che sono sempre più brutti. Rispondono a delle richieste di mercato, ma la letteratura non è lì e non fa questo. Ci sono dei grandissimi libri di divulgazione che fanno questo mestiere cioè parlare di fiction nella maniera migliore adeguata al punto di vista estetico letterale. Ho visto una sterilizzazione in questi anni, un restringimento della proposta di qualità. Sta aumentando secondo me il didascalismo, cosa che forse per un certo periodo di anni era un po’ scemata. Come, ma forse è solo una mia sensazione visto che sto parlando senza dati alla mano, ma mi rendo conto che io lavoro sempre con libri meravigliosi per cui Teste Fiorite sembra un mondo bellissimo. In realtà, questo tipo di libri è meno del 10% di quelli che vengono prodotti. Per cui il mio problema non è quel 10% per cento, ma il restante 90%. 

Che rapporto c’è tra illustrazione testo e grafica? C’è un equilibrio ideale da rispettare? 

Si, l’equilibrio c’è e deve garantirlo l’editore. Infatti, si vede quando l’editore non è dietro in maniera totale quando i libri sono zoppicanti da uno dei punti di vista che dicevamo prima, soprattutto la grafica che credo sia l’aspetto più evidente. D’altra parte, pochissimi editori hanno un grafico all’interno o si affidano ad uno studio grafico strutturato per fare quel tipo di lavoro e questo si vede subito quando una grande illustrazione si è trattata graficamente male e perde molto del suo valore. Noto che moltissimi nuovi editori si sono lanciati nell’ambito dell’albo illustrato, cosa che di per sé è molto positiva, ma resta il fatto che è complicato fare gli albi illustrati da tutti i punti di vista: quindi le competenze narrative sono maggiori rispetto a qualsiasi altra forma letteraria e anche le competenze grafiche perché devono tenere insieme due linguaggi veramente diversi tra loro. Spesso si pensa che scrivere un testo per un albo sia come scrivere un racconto breve. No, non è così: quando arriva un testo sovrabbondante per un albo, l’editor dovrebbe intervenire per omogenizzare. 

il testo di un albo illustrato rinuncia a
tantissime parole per lasciare spazio all’immagine, si autocensura in
qualche modo. 

Ci sono delle competenze che un/una insegnante deve avere sulla letteratura per l’infanzia e per l’adolescenza per stimolare la lettura in classe?

Come dicevamo prima, non ci sono soluzioni, ma bisogna trovare la propria strategia e il proprio metodo facendo e, soprattutto, leggendo. Se chi insegna non legge i libri per i ragazzi non capiranno mai cosa c’è lì dentro, le cose belle e le cose brutte. Io incontro in continuazione insegnanti che mi dicono “Eh ma non ho tempo”. 

Se insegni devi trovare il tempo di leggere perché, se non conosci i libri, non puoi capire come sono fatti e quindi scegliere quali proporre e come usarli. 

Per esempio, da insegnante leggendo ti fai delle idee, ti informi un po’ in generale e capisci magari che c’è una casa editrice che lavora particolarmente bene una collana a cui ti affidi, le collane sono preziosissime da questo punto di vista. Devono leggere anche perché per un ragazzo una ragazza un bambino o una bambina sapere che il suo o la sua insegnante quel libro l’ha letto fa tutta la differenza del mondo per cui è una cosa che mi vien da dire semplicissima non c’è niente di difficile da fare: bisogna leggere e mettersi in gioco.

“Batti il muro” è un progetto didattico di condivisione di lettura tra reale e virtuale, dedicato alle scuole secondarie di primo grado. Ce lo racconti in un minuto?

Sì tratta di un progetto fatto tra il 2018-2019 che ha coinvolto tantissime classi a livello nazionale. Abbiamo prodotto una narrazione delle loro letture, cioè loro hanno raccontato cosa leggevano attraverso Instagram e attraverso gli incontri con alcuni autori e poi avevamo anche una rubrica YouTube che gestivo io, ma anche rispondeva alle loro lettere per cui era un gruppo di ragazzini e ragazzine che girava intorno ai libri con semplici foto, ma anche video trailer altre cose raccontava quello che stava leggendo o faceva delle loro domande richiedeva di incontrare degli autori e autrici. È stato un bel progetto poi è andato diciamo fermandosi perché le classi erano tra le seconde le terze medie e sono usciti di scuola. Inoltre, è stata un’iniziativa sostenuta dal fatto che in quel momento erano tutti chiusi in casa e per noi era un modo anche per dargli respiro. Una cosa positiva è che è nato un confronto tra ragazzi che vivono in zone d’Italia completamente diverse. E’ un progetto che ancora alcune classi portano avanti in autonomia.

Hai dei progetti futuri per trasferire qualcosa di nuovo o magari un nuovo libro?

Si, ce li ho i progetti futuri, nulla che possa che possa dire. Nel 2024 Teste Fiorite compie 10 anni e quindi sì ci saranno diverse novità: un nuovo format di corsi in arrivo, che spero piacerà. Non lo faccio da sola e questo per me è una grandissima gioia nel senso che adoro lavorare in compagnia. Inoltre, sto pensando ad un saggio in particolare. 

 

Noi continueremo sicuramente a seguire Roberta Favia e Teste Fiorite

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